SI NEGANO
ANCORA GLI ATTI PUBBLICI ALL’OPPOSIZIONE
Calvirisortanews, 13 luglio 2007
Vito Taffuri
In queste ultime settimane, vi sono state diverse occasioni
in cui il primo cittadino ha avuto modo di parlare di “legalità”: dal convegno
organizzato il 1° luglio da Rifondazione Comunista, al tema dei terreni
confiscati alla camorra (acquisiti al patrimonio indisponibile del comune nel
novembre del 2001), fino alla lettera indirizzata al Ministro Amato in risposta alla prima delle due interrogazioni
parlamentari, formulate dal senatore Novi, che si soffermano sulle presunte
infiltrazioni camorristiche nel nostro comune. Ma mai
come in questo caso chi predica bene (a sparuti
discepoli) razzola malissimo.
Un lampante esempio è offerto dal diritto di accesso agli atti, riconosciuto dalla legge ai
consiglieri di minoranza (delegati del popolo) e negato, di fatto,
dall’amministrazione. Tale strumento rappresenta l’essenza stessa della
democrazia, consentendo all’opposizione di controllare la conformità degli atti
adottati dalla giunta e dai funzionari alle norme vigenti: la negazione di tale
diritto – come avviene a Calvi – consente, infatti, l’instaurarsi di un regime
dittatoriale dell’esecutivo, scevro da ogni forma di controllo.
Prendiamo, ad esempio, in esame alcuni appalti di opere pubbliche. Il comune di Calvi
Risorta, nel mese di settembre 2006, provvedeva ad appaltare i lavori di
“Completamento della sala teatrale presso l’edificio polivalente”, per €
440.000,00. Nello stesso mese, il comune appaltava i lavori di “completamento
delle aree esterne del campo di calcio”, per € 103.092,54.
In base ad una deliberazione dell’Autorità per la
Vigilanza sui Lavori Pubblici, le ditte che intendono partecipare a gare
indette dai comuni, sono tenuti al pagamento di un contributo quale condizione di ammissibilità alle stesse.
I consiglieri comunali hanno quindi più volte
richiesto – a far data dal mese di ottobre 2006 – copia delle suddette
attestazioni di versamento. Il comune non ha mai risposto alle svariate
richieste di atti, alle relazioni presentate in
consiglio, alle interrogazioni sull’argomento nonché alle analoghe richieste
dei revisori dei conti, e ciò nonostante segnalazioni al Prefetto, diffide ad adempiere,
denunce penali e ricorsi amministrativi accolti dai difensori civici
provinciale e regionale (altro esempio concreto della “legalità” offerta
dall’amministrazione Zacchia e di rispetto delle istituzioni).
Lo stesso funzionario tecnico, ing. Antonio Bonacci, prima che rassegnasse le proprie dimissioni lo
scorso 28 giugno, si era più volte rifiutato, esplicitamente, di esibire tali
attestazioni. Tale abuso d’ufficio veniva quindi segnalato
all’Autorità per la Vigilanza che richiedeva al sindaco, entro il 20 giugno
2007, copia delle attestazioni di versamento delle ditte partecipanti alla
gara.
I consiglieri, al contempo, richiedevano per l’ennesima
volta copia della risposta e della documentazione che
sarebbe stata trasmessa all’Autorità entro tale data. Tuttavia il sindaco – che
evidentemente è in aperta sfida con le istituzioni, ed è allergico ad ogni
forma di controllo sulla legittimità del suo operato –
non ha fornito nei termini le informazioni e gli atti richieste dall’Autorità.
Non solo. Con l’interpellanza n. 6395 del 31/05/2007, i
consiglieri chiedevano al sindaco perché mai i funzionari non rilasciassero, dopo
ben 9 mesi, copia delle attestazioni di versamento del contributo in questione,
e quali provvedimenti intendesse adottare nei confronti di questo
abuso d’ufficio penalmente rilevante.
Con la nota n. 7516 del 26/06/2007 il sindaco – prendendo ulteriore tempo, negando per l’ennesima volta il legittimo
diritto di accesso dei consiglieri, e coprendo il reato di rifiuto di atti
d’ufficio commesso dai funzionari – affermava che la richiesta era stata girata
al responsabile del settore competente affinché provvedesse in tempi celeri a
dare risposta (forse perché 10 mesi non erano stati sufficienti) – responsabile
che due giorni dopo ha rassegnato le proprie dimissioni – e che aveva segnalato
tale inadempienza al Nucleo di Valutazione (organo esistente solo sulla carta,
visto che non si riunisce da tempo immemorabile per svolgere le funzioni di propria
competenza). Il sindaco avrebbe invece dovuto denunciare i propri funzionari
alla Procura della Repubblica, per il reato di rifiuto di atti
d’ufficio, ed adottare provvedimenti disciplinari nei loro confronti.
E così la palla è passata al settimo ingegnere
dell’amministrazione Zacchia, ing. Piero Cappello di Caserta, il quale ha già
fatto cadere nel vuoto l’ulteriore termine di 10
giorni assegnatogli dai consiglieri di minoranza per adempiere: vedremo se, a
seguito della preannunciata diffida, il funzionario riuscirà nell’immane e titanica
impresa di fotocopiare le tre buste contenenti l’offerta ed i tre bollettini
ivi presenti, o se si sarà già conformato al “modus agendi”
di un’amministrazione che pretende silenzio stampa (non si contano nemmeno le
querele fatte a giornali e giornalisti che raccontano verità scomode,
suffragate da atti ufficiali o, guarda caso, le intimidazioni che arrivano
quando si parla di certi argomenti) e l’immobilismo dell’opposizione
(attraverso promesse ed improbabili accordi politici).
Il suddetto illecito comportamento ed il continuo
tergiversare, potrebbe essere sintomatico della mancanza dei tempestivi versamenti
eseguiti dalle ditte aggiudicatarie dei lavori, e se così fosse
ciò potrebbe determinare la prosecuzione di lavori da parte di ditte che, in
base alla legge, avrebbero dovuto essere addirittura escluse dalla procedura di
gara.
Tuttavia tale situazione non potrà
essere appurata, fintanto che il sindaco non adotterà i necessari provvedimenti
nei confronti dei suoi fedeli funzionari (garantendogli, così, l’immunità dagli
abusi): uno spiraglio potrebbe però venire dal fatto che, con le dimissioni
dell’ing. Bonacci, l’amministrazione non esita a riversare
tutti i suoi fallimenti e le sue mancanze sull’operato del tecnico.
Basti pensare allo scaricabarile avvenuto sugli scandali
che hanno riguardato il Consorzio GEA ed il cimitero, o al più recente episodio
della piscina comunale, di cui l’A.S.L. ha disposto
la chiusura per mancanza di agibilità e di
autorizzazioni all’apertura e all’esercizio di cui sarebbe responsabile, a
sentire qualche amministratore, il solito ing. Bonacci
o la vecchia amministrazione: ma se il
sindaco ha pubblicizzato, arrogandosi meriti non suoi, la piscina comunale come
“il fiore all’occhiello della sua amministrazione”, perché vuole addossarne
alcune brutture, che rappresentano invece i demeriti connessi all’opera, ad
altri?
Il comune cittadino si chiede: cosa c’entra mai la vecchia
amministrazione con la decisione di aprire l’impianto in assenza di regolari
certificati di agibilità e di rispetto delle norme di sicurezza,
senza parere dell’A.S.L. all’apertura e con un
gestore non autorizzato e senza contratto (cioè un abusivo)?
Solo a Calvi Risorta poteva
capitare che una richiesta vincolante, avanzata al sindaco dall’A.S.L. CE/2 il 05/07/2007, di emettere ad horas (cioè immediatamente) ordinanza di chiusura
dell’impianto e divieto di esercitare l’attività avverso il rappresentante
legale della ditta A.S.D. Assonuoto
Club, si trasformasse in un’ordinanza difforme da quanto imposto dall’A.S.L., che demandando ad una ditta abusiva la chiusura di
un impianto di proprietà del comune, consenta di tenere ancora aperta una struttura
che doveva essere chiusa lo stesso 5 luglio (per il grave pericolo che gli
ignari fruitori dell’impianto corrono), tutto ciò con il fine di ottenere, nel frattempo,
le certificazioni necessarie ed emettere un’ordinanza di riapertura ad horas di un impianto mai chiuso, in violazione dell’obbligo
di legge e in barba alle istituzioni!
Solo a Calvi Risorta, poteva poi
capitare che un’ordinanza del sindaco emessa il 6 luglio 2007 non fosse
notificata, dopo una settimana, alla locale stazione dei Carabinieri o alla
Polizia Municipale per gli adempimenti di competenza (l’apposizione dei sigilli
all’impianto). Occorre, cioè, più di una settimana per
notificare un atto dal secondo piano dell’edificio comunale (stanza del
sindaco) al pian terreno (ufficio della comandante)!
In effetti il diritto amministrativo, così
come la contabilità pubblica, con questa amministrazione è stato riscritto ex
novo, in ossequio al motto “la politica può più del diritto” e, quindi, in ragione
di una presunta supremazia di abusi (che qualcuno definisce ancora “politica”)
sulla invocata legalità, quotidianamente offesa e condannata all’esilio dal
comune di Calvi Risorta.