DOPO 2.000 ANNI ZACCHIA OFFRE AL POPOLO “PANEM ET CIRCENSES”

            

Calvirisortanews, 28 giugno 2007

 

Vito Taffuri

 

Nell’antica Roma gli imperatori erano soliti esercitare e mantenere il proprio potere attraverso “panem et circenses”, vale a dire “pane e giochi”. Attraverso la distribuzione di generi alimentari, da un lato, spettacoli gladiatori e terme pubbliche dall’altro, gli imperatori riuscivano infatti, a sedare i malumori del popolo ed a soggiogare le masse, mantenendo intatto il loro potere ed il consenso politico.

 

Dopo 2.000 anni nulla è cambiato, se è vero che l’amministrazione Zacchia si avvale ancora di questa collaudata formula per la conservazione del potere fine a se stesso, è per mettere momentaneamente a tacere il forte dissenso della cittadinanza verso il suo operato.

 

Ed ecco che i “circenses” (Estate calena) tornano utili nel momento di massima difficoltà per l’amministrazione, il cui consenso popolare è ai minimi storici. Il sindaco, infatti, è stato abbandonato dapprima dal funzionario tecnico, ing. Antonio Bonacci (che ha rassegnato le proprie dimissioni previa richiesta di quasi tre mesi di ferie), e successivamente da Enzo Rossi (capo della protezione civile); il nuovo revisore dei conti mostra i primi segni di insofferenza e la magistratura inquirente – a seguito degli esposti dei consiglieri, di alcune ditte e di privati cittadini – sta facendo il resto, travolgendo con le proprie indagini dapprima l’ing. Bonacci e poi gli stessi amministratori, alcuni dei quali iniziano ora a mostrare disagio ed imbarazzo verso i metodi politici Zacchiani.

 

Gli stessi funzionari di fiducia del sindaco – per evitare forse i calvari giudiziari che attendono l’ing. Bonacci – stanno tornando sui propri passi, e con atti ufficiali hanno smentito molte delle dichiarazioni e delle azioni politiche del sindaco, da questi sbandierate ai quattro venti.

 

Di tutta questa situazione ne soffre, evidentemente, il paese che è ormai al degrado più totale: strade dissestate invase dall’immondizia; aree a verde simili a steppe; rete idrica colabrodo da cui fuoriesce (quando fuoriesce) dell’acqua oleosa piena di detriti vari (sicuramente non potabile, ma non abbiamo letto alcuna ordinanza sindacale in merito); illuminazione (?) pubblica che si attiva ben oltre le ore 21; uffici comunali allo sfascio, che risentono della confusione generata da amministratori che, dopo tre anni, non hanno ancora deciso chi deve dirigere gli stessi (ma come al solito è un problema delle decine di funzionari che hanno sbattuto la porta, e mai del sindaco); lavori pubblici bloccati da mesi; aumento della criminalità (furti ed atti vandalici) che, seppur indirettamente, tende a sguazzare in una situazione di caos come quella in cui è piombato il paese; mancanza della rete ADSL, che vede Calvi tra gli ultimi paesi della provincia non raggiunti dalla linea veloce, la quale arriva persino nelle sperdute campagne di Valdassano.

 

La cronica crisi di liquidità – che affligge il comune da tre anni e che vede l’amministrazione Zacchia del tutto inerte ed incapace di porvi rimedio – ha determinato l’accumularsi di fatture inevase (debiti di funzionamento) per oltre 3 milioni di €.

 

Logica conseguenza, dopo l’accollo alla cittadinanza di oltre 120.000,00 € di interessi moratori, è stata la notifica di decreti ingiuntivi, di atti di precetto e di pignoramento che stanno letteralmente dissanguando le finanze del comune, conducendoci dritto al dissesto, per uscire dal quale, come al solito, si aumenteranno le tasse (molto più di quanto sinora fatto dall’assessore Izzo).

 

Ultimo episodio in ordine di tempo, legato alla morosità del comune, è quello che ha visto la disattivazione dei depuratori delle acque reflue da parte della ditta Euroeco, con sede a Roma, creditrice verso il comune, ormai da mesi, di oltre undici mila euro, e con la presenza di un decreto ingiunto. La ditta Euroeco – che ha con il comune un contratto pluriennale per la manutenzione dei due depuratori esistenti – dopo aver inutilmente intimato al comune il pagamento dei debiti pregressi, ha infatti provveduto a sospendere il servizio. Anche se come comunicato nella giornata di ieri, telefonicamente dall’ing. responsabile della ditta Euroeco, il comune avrebbe provveduto al versamento dei fondi per saldare le bollette con l’Enel. Nel frattempo comunque il depuratore è fuori servizio, la corrente è staccata da oltre cinque giorni, e i disaggi sono diversi per i cittadini come al solito, e noi siamo qui per vedere se veramente il depuratore tornerà in servizio!!!!

 

I depuratori ora, in assenza di manutenzione, potrebbero otturarsi, causando il riversamento delle acque reflue nelle campagne circostanti e, da lì, infiltrarsi nelle falde acquifere, generando inquinamento ambientale ed un grosso rischio per la salute dei cittadini, che già usufruiscono di acqua frammista a terriccio. A ciò si aggiungerebbe anche l’acqua, piena di additivi chimici, scaricata dalla piscina comunale direttamente nella rete fognaria, senza passare per la vasca di decantazione di cui l’impianto, a quanto è dato sapere, sarebbe tuttora sprovvisto.

 

Ma come al solito il sindaco non è responsabile, poiché i problemi di Calvi Risorta, a suo dire, sono sempre eredità dell’amministrazione Caparco (che, atti alla mano, ha lasciato invece un avanzo di amministrazione, cioè un utile di oltre 1.000.000,00 di €) o dei consiglieri di minoranza che – invece di lasciarli lavorare (?) – si “permettono” di segnalare alle autorità che dei giochi pagati 14.000,00 € da una ditta di Sessa Aurunca costano, in realtà, 7.000,00 € o che vengono noleggiati due autovelox ad un prezzo pari ad oltre 20 volte quello d’acquisto, con enorme spreco di denaro pubblico.

 

Così mentre Zacchia tenta di raccogliere e mettere insieme i cocci della sua amministrazione (proponendo persino alleanze al nemico storico, Caparco, che risponde picche), distrae il popolo dai guai del paese con balli, sagre del guanto caleno, concorsi di bellezza e cure termali: ed intanto Calvi Risorta marcisce! Di questo passo ci resteranno solo i “circenses”, poiché al “panem” dovremo rinunciare per pagare ingenti tasse finalizzate al risanamento (materiale e morale) del paese.