TROPPE PROMESSE DA MARINAIO PER L’ANTICA CALES: ORMAI E’ SOMMERSA DAI RIFIUTI SPECIALI INQUINANTI

            

Calvirisortanews, 14 giugno 2007

 

Vito Taffuri

 

Pneumatici di mezzi pesanti, immondizia di ogni genere, erbaccia che copre addirittura in parte le mura del palazzo Aragonese, che si trova a pochi passi dalla cattedrale di San Casto, di Calvi Vecchia. Questo è quanto si presenta ai visitatori amanti dell’arte e della storia dell’antica cales. Una cosa è certa che chi vive da quelle parti, ormai è stufo delle promesse da marinaio dei politici locali.

 

Nonostante l’evidenza dei fatti, eppure si continua a rilevare di aver ottenuto fiumi di milioni di euro di finanziamenti da ogni Ente, per l’antica Cales e per il parco archeologico.

 

A questo punto ci chiediamo: dove sono finiti i milioni di euro? E’ perchè non vengono impegnati? Oppure sono solo frutto di fantasia di qualche testata giornalistica molto vicina a loro? E’ perché i rifiuti speciali continuano a restare ancora lì e non nella discarica come previsto dalla legge sull’ambiente.

 

Speriamo che l’assessore Ulderico Piero Salerno, trovi le giuste risposte alle nostre domande piene di verità scomode, e soprattutto di inventarsi la giusta medicina politica, per i suoi elettori, ormai nauseati di una politica spicciola e poco produttiva per il bene della città romana, dell’antica Cales, oggi Calvi Risorta.

 

Per il momento nel parco archeologico dell’antica Cales, gli unici risultati raggiunti dall’attuale amministrazione civica retta dal sindaco Giacomo Zacchia, sono stati quelli di aver speso circa settecentocinquantamila euro, per il recupero dei canali idraulici dell’antica Cales, che in effetti, dove probabilmente un altro po’ le spese tecniche, costavano più del recupero dell’opera.

 

Insomma, commenta qualche residente, è stato solo un modo per buttare in faccia ai cittadini un po’ di polvere ma, comunque lasciando la stessa immondizia e gli stessi rifiuti speciali che andavano comunque trasferiti nelle discariche apposite, e non nell’aria archeologica, dove sono tutt’ora parcheggiati.