Cales e il suo passato: il mistero
della tomba di duemila anni fa
CARLO
AVVISATI
Il Mattino, 23 maggio 2007
C'è un mistero in quella sepoltura di
2000 anni fa trovata alla periferia di Calvi Risorta, l'antica Cales.
Un rebus che
gli archeologi della Soprintendenza archeologica di Napoli e Caserta, guidata
da Maria Luisa Nava,
sono impegnati a risolvere scientificamente. Perché se
non si fosse ritrovato quel frammento di vetro dalla sagoma del tutto
particolare nella tomba a cassa sistemata venti secoli fa nel monumento
funerario, tutto sarebbe filato liscio e il rinvenimento sarebbe stato
archiviato come uno dei tanti che si fanno nell'area, peraltro ricchissima di antiche testimonianze.
Il fatto è che il vetro si mostra
diritto e ben levigato. A questo dato si aggiunge l'altro presentato dalla
cassa di sepoltura: un unico blocco di tufo ma con un'apertura, piccola, di
forma quadrata nella parete laterale.
Perché il vetro di
quella forma e perché l'apertura, nel sarcofago, quindi?
«Per adesso - suggerisce Colonna Passaro,
l'archeologa responsabile dell'area - possiamo solo fare delle ipotesi, che
peraltro vanno sostenute con ricerche e comparazioni. Una di queste considera
quel frammento di vetro, così caratteristico per lo spessore e la lavorazione
presentata, come appartenuto a una teca, posta
all'interno della sepoltura, e spaccata durante il riutilizzo della tomba per
altre inumazioni».
La cassa, difatti, è stata trovata in
un monumento funerario, di pregio, con sepolture multiple. L'edificio, con
fronte affacciato lungo una delle vie poste fuori del perimetro urbano di Cales (consentivano al centro di collegarsi con la via Latina) è stato datato in un periodo compreso tra il
secondo secolo avanti Cristo e il II secolo dopo Cristo e deve essere
certamente appartenuto a una famiglia importante dell'area.
Tra le altre presenta la caratteristica
di essere costruito a ipogeo, vale a dire che la
camera delle sepolture è interrata in un banco di ignimbrite,
prodotto vulcanico della maggiore eruzione esplosiva avvenuta nell'area campana
quasi 40 mila anni fa.
Nel
sarcofago, oltre ai resti umani si sono trovati anche gli elementi classici per
i corredi tombali dell'epoca: vasetti di vetro, balsamari
e colombine (boccette di profumo di vetro a forma di colomba; si spezzava il
becco e si prelevava l'essenza) messi dai parenti del defunto.
Un'altra ipotesi, difatti, considera
anche che quel frammento di vetro possa essere derivato da uno degli oggetti
descritti prima. Così come si pensa possa trattarsi di scheggia appartenuta al
fondo piano di un'urna cineraria, che conteneva le ceneri del defunto. Infine
c'è ancora una eventualità, definita dagli addetti ai
lavori di quasi nessuna probabilità, che vorrebbe il frammento vitreo
appartenuto (caso unico al mondo per l'epoca) a una sorta di oblò - finestra di
forma quadrata incastrata nell'apertura del sarcofago di tufo.
«Queste - dice l'archeologa - le
ipotesi su cui lavoriamo. Qualunque sia
il risultato, tuttavia, resta il fatto che dovunque mettiamo le mani, Cales ci restituisce il suo passato, perché anche dove
troviamo una semplice tomba ci viene data la possibilità di capire qualcosa in
più di un'area su cui si hanno pochissime notizie in quanto mai è stata fatta
oggetto di indagini approfondite».