L’AMMINISTRAZIONE
ZACCHIA ALL’ESAME DELLA COMMISSIONE ANTIMAFIA
Vito Taffuri
Calvirisortanews, 22 maggio 2007
Sta destando molto clamore l’interrogazione parlamentare
presentata lo scorso 16 maggio dal senatore Emiddio Novi, componente
della commissione bicamerale antimafia, noto per aver denunciato e fatto
emergere le connivenze esistenti tra alcuni esponenti politici della regione
Campania ed i clan della malavita organizzata; anche grazie agli esposti del
senatore sono infatti partite le indagini giudiziarie che hanno coinvolto il
consorzio CE4 o il consigliere regionale Brancaccio, in quota DS.
L’interrogazione è rivolta al Ministro dell’Interno e
mette in risalto alcune delle infinite violazioni di legge commesse dal sindaco
di Calvi Risorta, Giacomo Zacchia, e dalla sua amministrazione
– distintasi per aver portato allo sfascio il paese ed il bilancio comunale in
poco meno di tre anni –, violazioni che richiederebbero, senza ulteriori
indugi, l’invio di una Commissione d’accesso, più volte sollecitata dai
consiglieri di minoranza e mai attivata dalle autorità competenti.
In evidente difficoltà appare il sindaco che in questi
giorni, con la solita spavalderia, afferma di non temere l’invio della Commissione;
affermazioni solo di facciata, visto che quando si è trattato
di rilasciare atti scomodi alla minoranza, facendosi scudo del segretario
comunale e dell’ing. Bonacci, ha fatto di tutto per evitare che gli stessi
finissero nelle mani di chi – svolgendo il compito di controllo conferitogli
dagli elettori e garantitogli dalla legge – ha presentato numerosi e fondati
esposti, che hanno portato alla notifica di alcuni avvisi di garanzia al
funzionario tecnico per ipotesi di reato gravissime; così come è stata
bocciata, dal sindaco e dalla sua maggioranza, la proposta di attivazione di una
commissione di controllo sull’attività amministrativa dell’ente che avrebbe
dovuto esaminare le irregolarità riscontrate negli atti della giunta e
dell’ufficio tecnico.
L’interrogazione si sofferma, in particolare,
sull’ordinanza sindacale con la quale venne disposto
l’affidamento temporaneo del servizio di raccolta rifiuti alla ditta “G.M.C. s.p.a.”, facente capo ai F.lli Orsi, attualmente in
carcere già coinvolti nell’inchiesta che ha travolto anche i vertici del
Consorzio CE4 ed il sub-commissario Claudio De Biasio, di Calvi Risorta.
L’ordinanza è stata infatti emanata abusando dei
poteri straordinari di cui all’art. 191 del d. lgs. n. 152/2006.
L’unico provvedimento legittimo – in una situazione di emergenza determinata soltanto dalla colpevole inerzia
dell’amministrazione nell’espletare la gara d’appalto – sarebbe stato infatti l’affidamento
al consorzio “Egea s.p.a.” (unico soggetto a capitale interamente pubblico), e
non ad una ditta sospetta quale la “G.M.C. s.p.a.”,
così come evidenziato anche dalle organizzazioni sindacali dei 16 operatori che
il sindaco, per alcuni mesi, ha sbattuto in mezzo ad una strada. Resta da capire se l’affidamento fosse la contropartita di qualche
promessa elettorale e/o una mossa politica nel vano tentativo di scalata ai
vertici del Consorzio Ce4.
L’interrogazione segnala poi i danni erariali conseguenti all’illegittimo
conferimento di costosi incarichi legali per la resa di pareri tecnici,
richiesti dalla giunta nell’ambito dei procedimenti di gara per l’appalto della pubblica illuminazione al Consorzio GEA e della
bonifica della cava Fabbressa, o per le numerose
richieste di risarcimento, avanzate da utenti della strada che avevano subito
danni a causa della mancata manutenzione delle strade comunali.
Tale procedura è stata censurata anche dalla Corte dei
Conti, ed è grave il fatto che l’ing. Bonacci – primo a sollecitare la
richiesta di tali pareri – ne abbia disatteso il
contenuto nel momento in cui ha perfezionato il contratto con la GEA,
irregolarità già censurata dall’Autorità per la Vigilanza sui Lavori Pubblici
ed al vaglio della magistratura contabile ed inquirente.
L’interrogazione si sofferma poi sulla mancata adozione,
per ben tre anni, di atti da allegare
obbligatoriamente al bilancio, come la programmazione del fabbisogno di
personale: quando nel 2007 si è finalmente deciso di farlo, la giunta ha
adottato un atto inutile, perché privo di copertura finanziaria, contrario alle
norme di legge e alla disciplina delle relazioni con le organizzazioni
sindacali, approvato solo per allentare le pressioni di alcuni consiglieri ed assessori,
interessati a facili promozioni di alcuni parenti attuali impiegati comunali .
Il mancato rispetto delle relazioni sindacali e delle
norme contrattuali era, d’altronde, già stato oggetto
di diffida da parte delle organizzazioni sindacali riunite, con la nota n. 1893
del 13/02/2007. Ciò nonostante il sindaco e l’amministrazione continuano a
sottrarsi a qualsiasi confronto con la rappresentanza sindacale, non informando
preventivamente la stessa dell’adozione degli atti riguardanti il personale e
bloccando, di fatto, la riunione obbligatoria di organismi
come la delegazione trattante ed il nucleo di valutazione: ragion per cui il
sindacato denuncerà l’amministrazione al giudice del lavoro per comportamento antisindacale.
La gestione “impropria” del personale viene
evidenziata dal senatore Novi anche con riferimento alla vicenda della
comandante della Polizia Municipale, alla quale il sindaco ha revocato
l’incarico contro ogni norma di legge, affidando lo stesso all’ing. Bonacci, in
un periodo in cui il funzionario non era legittimato nemmeno ad assumere la
responsabilità del settore tecnico, per incompatibilità (dovuta allo
svolgimento di incarichi presso altri comuni) di cui l’amministrazione era a
perfetta conoscenza. Il sindaco poi – con tracotante strafottenza politica e
nel pieno eventuale disprezzo della legge – ha riconfermato l’incarico all’ing.
Bonacci, andando contro una sentenza del giudice del lavoro favorevole alla comandante
ed al suo reintegro nella posizione lavorativa.
Il sindaco, con dichiarazioni sconcertanti e deliranti,
replica affermando di aver risparmiato oltre 13.000,00 € l’anno con tale “scelta
politica”: un datore di lavoro che si vanta di aver risparmiato sui costi, non
avendo corrisposto parte dello stipendio che al dipendente spetta per legge, ha
perso una buona occasione per tacere definitivamente!
A questo punto la comandante – vittima di reiterati abusi e pianificate azioni
vessatorie, attuate nei suoi confronti dal sindaco e dall’ing. Bonacci – ha
intentato causa al comune presso il giudice del lavoro e, al 99%, otterrà un risarcimento
di almeno 250.000,00 € che, per un’assurda dimostrazione di forza del sindaco, verrà posto a carico del bilancio comunale e finanziato con
un aumento dell’ICI e della tassa rifiuti per tutti i cittadini: altro che
risparmio di 13.000,00 €!
D’altro canto, se l’obiettivo era il risparmio, poteva
benissimo evitare di nominare altri due assessori ed il presidente del consiglio,
oppure poteva semplicemente rinunciare alla sua indennità – di cui non ha certo bisogno – la quale pesa sul bilancio per oltre 35.000,00
€ l’anno.
L’interrogazione tira quindi in ballo l’avvicendamento di
ben dieci segretari comunali durante l’amministrazione Zacchia, i quali formalmente
hanno scelto di assumere incarichi presso comuni più grandi, ma di fatto hanno preferito “scappare” da questi amministratori,
non riuscendo a sopportare la pressione politica – conseguente al conferimento
di incarichi extra, assegnati per eliminare funzionari scomodi – o non volendo
avallare l’adozione di atti palesemente illegittimi.
Per molti mesi poi, il comune ha dovuto pagare lo
stipendio sia ai segretari in malattia – impegnati nel “tentativo di fuga”
sopra esposto – sia a quelli chiamati a sostituirli,
con un aggravio di spesa di circa 45.000,00 €, in parte documentati dalle
numerose richieste di rimborso inviate dall’Agenzia dei Segretari: e non si è certo
risparmiato sui compensi che sarebbero stati altrimenti corrisposti ai
funzionari, visto l’elevato costo dei disservizi per l’utenza, legati alla
disorganizzazione degli uffici conseguente alle irrazionali scelte del sindaco.
Il senatore conclude richiedendo
al ministro Amato le ragioni per cui sinora non sia stata ancora inviata una
Commissione d’accesso al comune, al fine di “verificare le persistenti
violazioni delle normative vigenti da parte di un Sindaco…sostenuto da settori
della società notoriamente infiltrati dal sistema camorristico”.
Tuttavia il senatore non può
certamente sapere degli appalti irregolari, che hanno visto la partecipazione
di una sola ditta e l’aggiudicazione alla stessa a prezzi ben più elevati di
quelli di mercato (come per i giochi in villa, affidati ad una ditta di Sessa Aurunca a 14.000,00 € anzichè al
loro costo effettivo di 7.000,00 €; come per gli autovelox fissi, noleggiati ad
un prezzo pari ad oltre 20 volte quello d’acquisto; come per la già segnalata
vicenda del Consorzio GEA;…);
né può sapere di una situazione
finanziaria prossima al dissesto, nonostante il sensibile aumento dei tributi e
delle tariffe;
né del tentativo di manomettere i
conteggi finali del Patto di Stabilità per dimostrarne il rispetto contro ogni
evidenza contabile;
né dell’utilizzo di collaboratori
esterni senza alcun contratto (primo caso di collaboratori di un ente pubblico
impiegati in nero);
né dell’accollo alla cittadinanza di
spese che avrebbe dovuto sostenere il gestore della piscina comunale, il quale,
come contropartita, ha assunto anche la figlia dell’assessore al cimitero;
né del falso ideologico, dimostrato
dai consiglieri di minoranza durante la discussione sul rendiconto dell’esercizio
2005;
né delle selezioni, irregolari e
pilotate, dei candidati per i progetti di servizio civile;
né dei danni arrecati da atti
vandalici alle strutture pubbliche per la mancata ed obbligatoria installazione,
da parte del sindaco, dei sistemi di sicurezza attivi e passivi;
né della mancata timbratura dei
cartellini marcatempo da parte dei funzionari da lui stesso nominati;
né dell’adozione di delibere, da
parte della giunta, in materie di esclusiva competenza del consiglio;
né del grave ritardo con cui il
sindaco ha provveduto ad informare la popolazione sulla non potabilità
dell’acqua;
né dei falsi comunicati stampa, da
lui stesso diramati, sul fatto che i giochi in villa fossero stati acquistati
grazie alla rinuncia delle indennità da parte degli amministratori, sebbene gli
stessi siano finanziati con i proventi della Bucalossi
e del condono edilizio;
né delle irregolarità sulla
concessione dei loculi cimiteriali e sulle relative operazioni di sorteggio;
né dei danni erariali, per oltre 200.000,00
€, per interessi moratori, atti di precetto e di pignoramento conseguenti al
mancato o tardivo pagamento di fatture a creditori invisi all’amministrazione;
né dei contenziosi attivati con meri
intenti dilatori o per fare guerra a dipendenti o ditte non gradite;
né di tutte le altre innumerevoli
illegittimità che ha posto in essere, direttamente o attraverso i suoi fidi collaboratori.
Crediamo che se il senatore Novi
avesse saputo di queste faccende, avrebbe richiesto direttamente lo
scioglimento del consiglio comunale per gravi e persistenti violazioni di
legge, e non soltanto l’invio di una Commissione d’accesso.
Nonostante i dati di fatti qui denunciati, il primo
cittadino faceva sapere con una dichiarazione su il quotidiano
il “Corriere di Caserta di proprietà di Clemente” che era lui a chiedere
una commissione d’accesso al ministro degli interni, perché secondo lui tutto
questo è solo un modo per diffamare l’operato dell’amministrazione civica
calena.
Quello che è certo che se la commissione verrà nominata e andrà in fondo, di cose da tirare fuori ce
ne sono così tante che non basterebbe una sola commissione ma ci vorrebbe un
pool di investigatori, afferma la minoranza.