Violentato e
derubato il Casino Reale di Calvi
Paolo Mesolella
Caserta24ore,
14 maggio 2007
Strani lavori
al Casino Reale nel Demanio di Calvi. Scomparsi stemma
e acquasantiere dalla cappella Reale. Salvo per miracolo il
pavimento in cotto dipinto.
Se la Reggia borbonica di Carditello
è in balia dei ladri, il Real Casino borbonico nel
Demanio di Calvi, nel comune di Sparanise, è stato
preso di mira da un contadino che ha iniziato a farci degli strani lavori in
quelli che erano i locali destinati ai soldati e alle stalle dei cavalli.
Prima ha chiuso
i due ingressi laterali con cancelli di ferro e lucchetto e poi ha iniziato dei
lavori che, soprattutto nei locali destinati a
caserma, già sono ad uno stato avanzato: e il tetto con i camini di impianto
borbonico, già sta scomparendo sotto un grossolano “restauro”.
A meno che il
contadino in questione non sia realmente diventato proprietario del monumento,
pare abbastanza strano che si possano avviare lavori, senza il via libera della
Soprintendenza ai monumenti. Probabilmente avrà pensato di risolvere a modo suo
(impossessandosene e ristrutturandolo da solo) il problema del casino borbonico
che ormai sta cadendo a pezzi, assediato dagli sterpi e dai materiali di risulta. Di questi giorni anche il furto
dello stemma reale sull’entrata, di due acquasantiere di marmo ed il tentato
furto del pavimento.
Un patrimonio
inestimabile, un tempo riserva di caccia di Ferdinando di Borbone,
oggi completamente abbandonato a se stesso al punto che tra qualche anno di esso non resterà pietra su pietra. Sono rimasti i ruderi
abbandonati: le galitte, le scuderie, gli
alloggiamenti dei soldati, la Cappella Reale sfondata.
Una parte del Casino
è stata demolita per far passare la strada, un’altra parte è diventata una grande discarica. Eppure cinquant’anni fa il Casino Reale del Demanio di Calvi era
completamente integro. Poi nel 1943, i tedeschi, durante la ritirata lo hanno
bombardato.
Dopo il
bombardamento rimasero, a sinistra l’alloggiamento dei
soldati trasformato col tempo in caserma dei carabinieri (ci sono ancora dentro
i resti di un archivio), a destra la scuderia utilizzata per i cavalli, al
centro la Cappella Reale e due altri locali utilizzati come scuola elementare
fino ad una ventina d’anni fa.
Oggi la
Cappella Reale, nonostante sia rimasto qualche stucco, presenta delle crepe che
tra qualche anno la spezzeranno in due. Eppure il
casino di caccia borbonico del Demanio di Calvi è sicuramente il monumento
storico più importante che c’è nel Comune di Sparanise.
Dalle Piante
della Tenuta e del Casino reale di Calvi prodotte
dall’arch. Angelo Notarangelo nel dicembre 1910, si
può ben capire la vastità del complesso: 3.869.000 mq di superficie, la Torre
d’Occidente 608 mq, il Casino Reale 1248 mq (con 12 stanze e due saloni al
primo piano, 14 stanze, la cappella, il fienile e due stanze al pianterreno).
Poi
un casone di 2174 mq ed una casina di 176 mq, per un
totale di 4485 mq di superficie abitativa. Davanti al casino, invece, c’erano uno spiazzo ellittico per le
corse dei cavalli, un bosco e 13 parchi. Poi il fronte principale del casino
ospitava il circo dove avvenivano le corse dei cavalli.
Dal Demanio di Calvi, Ferdinando IV di Borbone
Re delle Due Sicilie, di Gerusalemme, infante di
Spagna, Duca di Parma e Gran Principe ereditario di Toscana, scriveva spesso
alla sua seconda moglie Lucia Migliaccio, duchessa di Floridia. Il re
Ferdinando era legato a Lucia Migliaccio dal 1811.
Che non si trattasse di una semplice avventura fu provato dal
matrimonio morganatico tra i due (in cui la Migliaccio diveniva moglie ma non
regina), celebrato a soli due mesi dalla morte di Maria Carolina.