Il ritorno del Sorrento in C1 del grande Gennaro Ruotolo

 

Il Mattino, 12 maggio 2007

 

GIANNI SINISCALCHI

 

Ha tuttora fisico e carattere di ferro, la sua carriera è una sfida già vinta contro il tempo.

 

Lui c’era nella stagione 1984-85, quando il Sorrento dei fratelli Pollio salì in C1 insieme al Licata di Zeman. «Ricordo tutto perché ogni promozione segna la vita di una società e di un calciatore, di un tifoso e di una città», dice Gennaro Ruotolo alla vigilia di Sorrento-Gela, la partita che può riportare la squadra rossonera in C1 a distanza di ventidue anni.

 

Cominciò qui la sua carriera favolosa, nel Sorrento di Porrino, Marletta, Magliocca, Sampino, Bigotto, Vichi, Ciro Donnarumma, Duranti, Apuzzo, Amato, Iannucci. Squadra allestita da Tascone e portata in C1 da Canè, il 9 giugno 1985, con un sofferto pareggio (0-0) contro il Frosinone al Campo Italia.

 

Ieri ragazzino di 18 anni, oggi quarantenne, Ruotolo resta un pragmatico. «Non bisogna logorare i nervi nell’attesa, dovremo essere concentrati come leoni nel momento in cui affronteremo il Gela. Se ripeteremo per mentalità la stessa partita di Potenza, non ci saranno problemi: ci prenderemo sicuramente la C1». La favola di un giocatore che ha fermato il tempo, o cos’altro? «Io e il Sorrento siamo ad un passo dalla storia perché abbiamo la stessa mentalità: affrontiamo la vita nella convinzione che i sacrifici vengono ripagati dalle soddisfazioni. I patron Giglio e Castellano ricordano per certi versi i fratelli Pollio, Carlo Cuomo, Deodato Scala, Lucio Aponte, i dirigenti della promozione di ventidue anni fa, ai quali resterò riconoscente per tutta la vita».

 

Nella stagione ’84-85 Ruotolo correva e lottava, ma fu difficile l’inserimento in una squadra di C2.

 

«Fui aiutato dalla stima infinita di Tascone e di Canè, dall’amicizia del portiere Porrino che era un casertano di provincia come me. Io di Santa Maria a Vico e lui di CALVI Risorta.

 

Un fatto curioso? Per trovare compagnia, quando non mi allenavo, passavo molte ore nel supermercato dei fratelli Pollio o nell’albergo di Scala. Ero un ragazzo semplice e i sorrentini mi trattavano come una persona di famiglia».

 

Ruotolo lasciò il Sorrento alla fine della stagione 1985-86 chiusa con la salvezza, quando passò all’Arezzo (due stagioni in B) per la cifra straordinaria di un miliardo di lire.

 

La sua favola continuò con tredici stagioni e una promozione a Genova, e cinque con due promozioni e il salto dalla C1 alla A con il Livorno. Di Genova è la moglie Barbara con cui condivide la gioia di tre figlie.

 

Di Livorno porta dentro il ricordo di un ambiente dove ha sfondato nel cuore di tutti. «Il più grande amico, dopo tanti anni di serie A e B, resta Galante, il centrale difensivo del Livorno. Ci telefoniamo a vicenda, ognuno dà all’altro qualche consiglio. Poche settimane fa, quando ho compiuto 40 anni, mi ha chiamato Palladino con cui ho tuttora un buon rapporto umano. Ho un legame straordinario con il presidente del Livorno, Aldo Spinelli, personaggio positivo per il mondo del calcio anche se ha la fama di essere un mangia allenatori».

 

È sereno Ruotolo alla vigilia di Sorrento-Gela, forte nel fisico e nella testa come 22 anni fa. Non è stato un titolare nella corsa alla C1, ma è risultato impeccabile in alcune partite fondamentali per la capolista: la trasferta di Marcianise, le partite d’andata e ritorno con il Catanzaro, la battaglia di Nocera, la gara interna con il Monopoli e quella d’andata con il Gela. «I campionati - conclude - si vincono dentro e fuori dal campo.

 

Mi sono comportato da buon professionista e ho anteposto gli interessi del Sorrento a quelli personali. Ho dimostrato, comunque, di avere ancora gambe e fiato per giocare. Ma ora pensiamo al Gela: la C1 ci aspetta».