Flop nelle richieste per accedere ai fondi del ministero. La società di valutazione:
tanti tesori e poche proposte
Il Mattino, 23 aprile 2007
PAOLA PEREZ
Arte e archeologia da salvare, il
governo mette a disposizione i fondi ma la Campania
sembra non raccogliere l’invito.
Pochi progetti spediti a Roma per la
richiesta di finanziamento: e la circostanza è ancora più sbalorditiva se si
pensa che le proposte presentate riescono quasi sempre
a conquistare il sostegno economico.
Il quadro emerge con chiarezza dal
rapporto della società Arcus, costituita nel febbraio
2004 dal ministro per i beni culturali (unico azionista il ministero
dell’economia) con l’obiettivo di sostenere progetti di alta
qualità per la valorizzazione dei beni e delle attività culturali.
I suoi
compiti: selezionare le iniziative proposte, seguirle nella loro evoluzione,
dare impulso alla realizzazione delle necessarie infrastrutture,
procurare i fondi attingendo ai più diversi strumenti di finanziamento, compresa
la percentuale riservata all’arte sui proventi del lotto e delle lotterie.
Dal 31 marzo l’Arcus
è guidata da un napoletano, Arnaldo Sciarelli, che ha
voluto dare subito un’occhiata ai fascicoli per verificare quale fosse la
posizione della Campania, e di Napoli in particolare, tra le aree che hanno
finora meritato l’attenzione della società.
Risultato: su un totale di 182 milioni di euro assegnati (80 già materialmente erogati), la cifra
relativa ai progetti campani si ferma a 7 milioni e mezzo. Somma
non altissima, considerando l’estensione del territorio regionale e le sue
enormi potenzialità.
Ma in questo
caso non si può parlare di scarsa attenzione da parte dello Stato. Sul tavolo
dell’Arcus sono arrivate appena quindici proposte made in Campania (10 per cento circa del totale nazionale,
sotto metà classifica se si facesse un elenco delle regioni per numero di
progetti presentati): su quindici, ben undici hanno avuto accesso ai fondi
disponibili. La società ha detto sì all’intervento multimediale negli scavi di
Pompei, all’eliminazione delle barriere per disabili a Capaccio, agli
spettacoli teatrali di Tato Russo, al parco
archeologico di Fratte, al restauro del castello di CALVI
Risorta, all’eliminazione delle barriere per disabili a Capaccio.
Ma la fetta più consistente della cifra
assegnata in totale, tre milioni e 700mila euro su 7
milioni e mezzo, va a beneficio degli scavi archeologici nelle future stazioni
Municipio e Duomo della tratta bassa del metrò linea 1: la continua comparsa di
reperti nei cantieri (dalle barche romane al tempio dei giochi augustali, dai pavimenti greci alle testimonianze della
preistoria) ha reso indispensabile un’opera di «salvataggio» tecnicamente
perfetta e, insieme, compatibile con il proseguimento delle opere civili. Dunque, costosa. E in questo non è
mancato il supporto del ministero.
Resta invece aperto il problema dei
mille tesori che sarebbe doveroso proteggere,
recuperare, valorizzare e «spendere» sul mercato del turismo.
Ma come si
possono ottenere i fondi, è il messaggio del commissario Sciarelli,
se nessuno li chiede?