Così Pecoraro Scanio raccomandò l’arrestato
Il Giornale, 06 aprile 2007
Nessuna rosa di nomi, ma una breve lettera con due indicazioni
precise, su carta intestata del ministero dell’Ambiente, spedita per conoscenza
anche alla presidenza della Regione Campania, firmata dall’onorevole Alfonso Pecoraro Scanio e indirizzata a
Guido Bertolaso, da ottobre commissario straordinario
per l’emergenza rifiuti in Campania.
Cinque righe in cui il ministro verde raccomanda a Bertolaso due persone «adeguate» a ricoprire i delicati
incarichi vacanti, quello di subcommissario alla
raccolta differenziata e un altro vice con delega
sugli impianti. Il primo nome nella lettera, corredata dai curricula,
è quello di Alberto Pierobon,
attuale subcommissario con delega sulla raccolta
differenziata. L’altro è Claudio De Biasio, anch’egli nominato poi a marzo come
numero due e con delega sugli impianti, agli arresti da martedì con l’accusa di
truffa aggravata per fatti che si riferiscono al 2004.
L’architetto, che a quell’epoca era
direttore del Consorzio Caserta 4 - ente che si occupa di raccolta differenziata - avrebbe favorito imprenditori collegati al
clan camorristico dei Casalesi.
Secondo la procura di Napoli, fu poi attraverso la pressioni
di altri indagati che De Biasio, alla fine del 2004, riuscì ad entrare al
Commissariato per l’emergenza rifiuti, all’ufficio tecnico. Ed
è lì che Bertolaso lo ha trovato, senza essere mai
informato delle indagini in corso, quando ha ricevuto l’incarico di commissario.
La lettera smentisce dunque quanto dichiarato dallo stesso Pecoraro
Scanio in un’intervista al Corriere del mezzogiorno,
in cui si tira fuori completamente dalla nomina di De Biasio.
«La legge non mi assegna competenza per la
nomina di un subcommissario agli impianti - ha
spiegato il ministro -. La nomina prevede che il ministro possa influire sulla
scelta del subcommissario alla raccolta differenziata. Infatti rivendico
pienamente la nomina di Alberto Pierobon. Non ho
fatto lo stesso per De Biasio che è stato investito della delega da Bertolaso di sua iniziativa».
Il ministro spiega dunque di non aver influito affatto sulla
scelta, non avendone la competenza. E aggiunge di aver solo risposto ad una
richiesta di Bertolaso che, dovendo sostituire il subcommissario Turiello, avrebbe chiesto indicazione al ministro. In realtà le cose
sembrano essere andate diversamente, come dimostra la lettera, che risale a
gennaio, in cui il leader verde, di sua iniziativa, si rivolge a Bertolaso inviando entrambi i curricula,
per entrambe le cariche.
«Caro Bertolaso, ti invio
i curricula di due persone che potrebbero svolgere le
funzioni di subcommissari. L’architetto Guido De
Biasio e il dott. Alberto Pierobon». Firmato dal
ministro e onorevole. In serata il direttore generale
del ministero dell’Ambiente ha poi raccontato di aver a suo tempo, cioè ad
ottobre, consigliato al capo di Gabinetto proprio De Biasio come papabile per
quella nomina. Mercoledì nell’audizione in commissione sull’ecomafia
Bertolaso si è assunto la responsabilità delle
nomine, ma ha anche riferito «di aver avuto l’indicazione dal ministero».
Il capo della Protezione civile ha anche aggiunto di non aver
mai avuto modo di dubitare «della competenza e correttezza» di De Biasio: «La
sfera di cristallo non ce l’ho».
E mentre la Cdl
chiede conto a Pecoraro Scanio,
richiamandolo alle responsabilità per le infiltrazioni camorristiche
nell’emergenza rifiuti, i Verdi fanno quadrato attorno al ministro. Proprio mentre scoppia un’altra grana. Perché
oltre all’incarico al Commissariato, quasi negli stessi giorni, De Biasio aveva
ricevuto l’offerta di un’altra consulenza, questa volta dalla Commissione sull’ecomafia.
E il senatore ulivista
Roberto Barbieri, presidente della Commissione, ha dovuto ammettere in
audizione di aver ricevuto anch’egli un’indicazione politica in merito. La
lettera in cui comunica a De Biasio «la designazione a collaboratore della
commissione di inchiesta che ho l’onore di presiedere»
data l’1 marzo scorso.
Fonti vicine alla commissione individuano
l’autore della segnalazione in Camillo Piazza, vicepresidente della
Commissione stessa e deputato dei Verdi. Che
mercoledì, dopo l’audizione, si sarebbe sfogato con Barbieri per essersi
lasciato sfuggire quelle parole di troppo.