Alessandro Iacuelli
Altrenotizie.org, 06 aprile 2007
E' di quelle notizie che possono smuovere palazzi. E in Campania forse qualcuno trema davvero.
Tra le otto persone arrestate dalla Guardia di Finanza, che
ha eseguito ordinanze di custodia emesse su richiesta
dei pm della Divisione Distrettuale Antimafia di
Napoli Raffaele Cantone e Alessandro Milita, c'è
Claudio De Biasio, subcommissario ai rifiuti con
delega agli impianti. In pratica, il vice del Commissario Bertolaso.
L'accusa? Tra le più gravi possibili: il concorso esterno ed
il favoreggiamento di associazioni mafiose di stampo camorristico, con un chiaro riferimento al cartello di clan
dei casalesi ed ai La Torre di Mondragone.
Truffa ai danni dello Stato, l'aver agevolato interessi
patrimoniali dei due clan. Questo quanto emerso dalle indagini, che si
sono avvalse della collaborazione di alcuni pentiti.
Non è solo quello di De Biasio, l'arresto eccellente.
Anche Giuseppe Valente, ex presidente del
Consorzio di Smaltimento rifiuti Caserta 4 è accusato di truffa aggravata, e ha
ottenuto il beneficio degli arresti domiciliari. In manette
anche i fratelli Michele e Sergio Orsi, esponenti dei DS ma anche imprenditori
nel settore dei rifiuti, ed alcuni elementi ai vertici del clan dei casalesi. In particolare, i fratelli Orsi sono accusati di
essere il tramite tra la camorra e la politica casertana.
I casalesi lucrano sui rifiuti fin
dall'inizio dell'emergenza campana, nel 1994. Secondo
l'accusa grazie alla complicità di De Biasio e degli altri arrestati.
Elementi della politica campana o del Commissariato ai rifiuti. Gli esponenti
dello Stato avrebbero ricevuto cospicue somme di denaro provenienti dai
profitti ricavati dall'attività dell'azienda Eco 4, società controllata dai
fratelli Orsi alla quale è affidato il servizio di
raccolta dei rifiuti in ben 18 Comuni della provincia di Caserta.
La truffa contestata agli indagati sarebbe stata realizzata
in parte con false fatturazioni atte a creare fittizie situazioni debitorie del consorzio Caserta 4, a vantaggio della
società dei fratelli Orsi, per un valore di 905.000 euro. Gli inquirenti hanno
accertato inoltre l'esistenza di società fittizie, la vendita simulata di azioni, una serie di irregolarità per eludere l'eventuale
rifiuto della certificazione antimafia, la stipula di alienazioni di azioni per
un corrispettivo di 9.100.000 euro. I magistrati hanno disposto anche il
sequestro di immobili e di quote societarie a carico
di diversi indagati.
Non finisce qui. Vengono contestati
dai magistrati anche degli episodi di corruzione da parte di Michele Orsi. Uno
per l'ottenimento della certificazione antimafia, in cui è coinvolto un
funzionario dell'ispettorato del lavoro di Caserta, componente
del gruppo ispettivo antimafia istituito in prefettura; l'altro relativo al
rilascio del rinnovo del porto d'armi, ottenuto grazie a un ispettore di
polizia in servizio alla questura di Caserta.
Poi vengono i legami con la criminalità organizzata. La DDA
di Napoli su questo è certa delle accuse che muove: c'è un patto tra gli
amministratori della Eco 4 e la criminalità
organizzata di Mondragone, alla quale veniva versata
una tangente di 15.000 euro mensili per poter svolgere l'attività nel
territorio controllato dal clan. Le altre ordinanze di custodia sono state
notificate in carcere ad esponenti dei clan già tratti in arresto in passato.
Durante la conferenza stampa che ha fatto seguito agli
arresti, il procuratore aggiunto Franco Roberti,
coordinatore della DDA, ha criticato la nomina di De Biasio a sub-commissario
ai rifiuti. Secondo il magistrato, si è venuta così a creare una
"commistione tra controllori e controllati".
Proprio così. Diventa controllore una persona che, a rigor di
logica, non avrebbe potuto esserlo: nel corso di una
telefonata intercettata dalla Guardia di Finanza, Michele Orsi parla con una
persona che non è indagata di Claudio De Biasio: "È uno dei nostri, stiamo
facendo di tutto per farlo nominare sub-commissario". E la nomina, tempo
dopo, è arrivata.
Come è possibile, ci si chiede? "La nomina di De
Biasio l'ho voluta io, dopo aver avuto l'indicazione dal ministero
dell'ambiente", ha dichiarato Guido Bertolaso.
Interrogato dai giornalisti a proposito del blitz, ha
aggiunto: "Di questa inchiesta non sapevo nulla.
Non avevo modo di dubitare delle sue competenze tecniche e della sua
correttezza etica. Se avessi avuto dei dubbi non ci
sarebbe stato un ministro in grado di convincermi". Invece
il ministro l'ha proposto e ne ha ottenuta la nomina.
Immediato il putiferio politico a Roma. L'onorevole di Forza Italia
Paolo Russo, già presidente della Commissione
Bicamerale d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti nella scorsa legislatura, chiede
le dimissioni del ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio: "Occorre
che Prodi revochi il ministro che ha segnalato De Biasio a Bertolaso,
o che sia lo stesso titolare del dicastero dell'ambiente a dimettersi in
rispetto delle istituzioni e del ruolo che ricopre", ha dichiarato.
Speculazione o meno che sia, quella di Russo, resta il dato di fatto: al
vertice di una struttura dello Stato nata anche per contrastare l'ecomafia campana, c'era una persona definita "uno dei
nostri" da un esponente della camorra.