Primi cittadini e
comitati: singolare il silenzio delle istituzioni
“Chiamata
alle armi” anche per il sindaco di Calvi Risorta
Il Mattino, 29 gennaio 2007
LORENZO CALÒ
Si preannuncia
una settimana cruciale per le popolazioni del Garigliano e per il futuro del
territorio ormai legato a filo doppio con la possibilità - sancita da una
ordinanza - che nella zona venga costruito un deposito per il trattamento delle
scorie nucleari prodotte dalla centrale di Sessa Aurunca
per la quale sono iniziati i lavori di messa in sicurezza.
Mercoledì infatti
(dopo due sedute andate a vuoto) il ministero dell’Economia dovrebbe nominare i
componenti del nuovo cda della Sogin
in seguito alla perdita di efficacia del vecchio consiglio di amministrazione,
costituito da nove membri, che la Finanziaria ha «ridotto» a tre.
Settimane di incontri
informali e consultazioni politiche in via XX Settembre avrebbero delineato una
rosa di papabili per i vertici della società incaricata della gestione degli
impianti nucleari. Girano i nomi di Maurizio
Cumo, Massimo
Cenerini, Vincenzo Pazzi e Raffaello De Felice tra cui scegliere i
tre membri del nuovo cda. Ma l’apprensione fra i
sindaci e gli amministratori della zona è forte.
Proprio per mercoledì è infatti in programma - su impulso di un avvocato
ambientalista di Sessa Aurunca - un’assemblea aperta
a tutti i sindaci del territorio (e a quelli del Basso Lazio) per impedire
l’avvio dei lavori di realizzazione del deposito per la delocalizzazione
delle scorie.
Una sorta di
secondo atto dopo la lettera aperta (rimasta lettera morta) di cinque sindaci
del comprensorio (Antonio Lepore di Cellole, Elio Meschinelli
di Sessa Aurunca, Franco Taddeo di SS.Cosma e Damiano, Gianpiero Forte di Castelforte,
e Pino Sardelli
di Minturno) che chiedevano un intervento
«chiarificatore» del ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio, del presidente della Regione Bassolino e
della Provincia De Franciscis
in occasione del conclave dell’Unione svoltosi a Caserta l’11 e il 12 gennaio
scorso.
Niente. «Ciò che ci stupisce è il
silenzio della classe politica - sottolinea Angelo Barretta, capogruppo consiliare
a Cellole - una indifferenza totale manifestata dalla
Provincia, dalla Regione, dal governo centrale verso le esigenze di un
territorio e le preoccupazioni di una popolazione che ha subito, negli ultimi
anni, un incremento dell’incidenza di mortalità dovuta a neoplasie. Oggi ancora
non sappiamo che impatto avrà sul territorio questo deposito. Ed è singolare che nessuno intervenga».
Il timore - nonostante le smentite
della Sogin - è che non essendo ancora pervenuta alcuna indicazione sulla localizzazione del sito nazionale
per il trattamento delle scorie ed essendo già stata esclusa l’ipotesi di
installare l’impianto a Scanzano Ionico (l’opzione riguarderebbe
un deposito in superficie e non, come nel caso di Scanzano,
in profondità), la costruzione dei 10 mila metri cubi per il capannone sul
Garigliano possa costituire l’anticamera per progetti più ampi.
E così i
sindaci sono pronti alla «chiamata alle armi» che riguarda i centri di Teano,
Riardo, CALVI RISORTA, Sparanise, Gaeta, Formia, Scauri, Castelforte e Sessa Aurunca.