I genitori: campo di calcetto nel degrado. Un rischio per i bimbi che vanno al parco

 

GIUSEPPE BORRELLI

 

Il Mattino, 13 gennaio 2007

 

Calvi Risorta

 

Sta letteralmente cadendo a pezzi il campo di calcio a cinque posto alle spalle della sede del 118, costato circa 80mila euro, ma per il quale non è stato previsto alcun tipo di gestione funzionale, e che ora rappresenta un serio pericolo per i bambini che giocano nel vicino parco giochi comunale.

 

La principale fonte di pericolosità della struttura è rappresentata dalla recinzione metallica, la quale avendo ceduto in molti punti è facilmente attraversabile dai bambini che giocano nel vicino parco giochi e che accedono nel campo di calcio, correndo tra cocci di vetro di bottiglie rotte e addirittura chiodi.

 

Una questione che ha allarmato molti cittadini, i quali hanno protestato vivacemente per una situazione che potrebbe rivelarsi estremamente rischiosa per l’incolumità dei piccoli.

 

«La rete di recinzione del campo deve essere chiusa ad altezza d’uomo - commentano alcuni abitanti della lottizzazione San Nicola - altrimenti uno di questi giorni potrebbe accadere qualcosa di brutto ai bambini che giocano nella villetta».

 

Una legittima pretesa che ha trovato subito eco anche negli ambienti politici.

 

«Purtroppo, quando si è parlato di dare in gestione il campo di calcio a cinque, affinché i costi di manutenzione vengano sollevati dalle casse comunali - commenta il sindaco Giacomo Zacchia - ci si è scontrati contro chi affermava che i ragazzi dovevano giocare a calcetto gratis, e per questo motivo la questione si è arenata. Ora, però, che sussiste una questione di salvaguardia dell’incolumità delle persone - continua il primo cittadino - penso che si potrà serenamente discutere di assegnare la struttura a qualche soggetto che possa metterla in sicurezza e offrire un servizio ai cittadini che sia valido e funzionale; il tutto senza ulteriormente gravare le casse comunali già appesantite da una serie di opere incomplete che, come già detto altre volte, la collettività non può permettersi».