Sisma, dopo la paura scattano i controlli
LORENZO CALÒ
Pietravairano
Il Mattino, 29 dicembre 2006
La nottata è passata. Nel dedalo di stradine
abbarbicate sulla roccia, strette attorno al maniero medievale - simbolo
insieme del retaggio storico e delle prospettive future di un’area a vocazione
turistica sospesa tra il Sannio e Terra di Lavoro -
tutti hanno una gran voglia di dimenticare in fretta le bizze ballerine di un
suolo talvolta nemico.
L’ultima volta che qui - nel raggio di pochi
chilometri che racchiude piccoli centri come Baia e Latina, Roccaromana,
Pietramelara, Raviscanina, Vairano Patenora, Pietravairano, Aliano, Dragoni, Pratella, ROCCHETTA e Croce e via via andando fino all’area del Matesino
- la terra ha tremato, è stato nell’84.
E c’è ancora chi oggi,
attende dalla Regione, dopo il trasferimento delle competenze dal governo
all’ente locale, i rimborsi per i danni provocati da quel sisma che sconvolse
il Basso Lazio: un miliardo e 190 milioni di vecchie lire, stanziati dalla
legge 905, destinati al solo comune di Pietravairano.
Da quei giorni sono trascorsi 22 anni, molta
acqua è passata sotto i ponti sul Volturno e tante altre vicende umane sono
cambiate. A cominciare dai criteri di costruzione, oggi rigorosamente
antisismici, dopo che la mappatura nazionale e quella
successivamente redatta, nel 2004, dalla Regione
Campania hanno inserito tutta l’area del cratere di Roccamonfina, del Vairanese e nel Matesino, fino a Caianello, nella fascia a rischio.
Eppure, le quattro scosse di
terremoto avvertite nella notte fra mercoledì e ieri, hanno fatto ripiombare
molti nel timore di non farcela, nella paura di rivivere, seppure per qualche
secondo, quei tragici momenti del novembre 1980 e del febbraio dell’81. E dire che il sisma ha sorpreso questa landa sonnolenta ancorché
affascinante e orgogliosa mentre erano in corso i festeggiamenti natalizi con
la rappresentazione del presepe vivente, ambientato in uno squarcio naturale di
rara suggestione: 122 figuranti, tre appuntamenti (il 27 e il 28 dicembre,
l’ultimo il 5 gennaio) e un volume di presenze di oltre ventimila visitatori.
Ieri a lungo il sindaco Dario Rotondo ci ha pensato su, consultandosi con i
suoi collaboratori.
Rinviare il tutto per motivi di
ordine pubblico e di sicurezza assicurando l’incolumità delle gente? Poi la decisione: meglio non sospendere la manifestazione, inutile
creare allarmismi nella popolazione. Ma intanto
la macchina dei controlli e delle verifiche sugli edifici e, soprattutto, sulle
costruzioni antiche del centro storico si è messa in moto con una fitta rete di
telefonate fra i sindaci, i vigili del fuoco, la prefettura, il consigliere
provinciale delegato alla Protezione civile Renato Ricca.
Non è stato necessario riunire il Ccs (il Comitato per il coordinamento dei soccorsi) anche
se la memoria è tornata indietro di oltre venti anni e ai piani straordinari di
ristoro post-sisma: 102 comuni del Casertano ammessi al
beneficio della legge 219, 703 miliardi di vecchie lire stanziati dei
quali 4,4 destinati soltanto a Pietravairano, cinque
e mezzo a Piedimonte.
Ma era una tragedia di
proporzioni ben diverse. Il fenomeno sismico di ieri non ha -
per fortuna - provocato danni (quattro le scosse: 23.13 magnitudo 3.5;
mezzanotte 2.4; 1,06 magnitudo 1.7; 2,30 magnitudo 2.7) ma la circostanza è
servita per fare il punto su alcuni aspetti nel corso del tempo sottovalutati.
A cominciare dall’organizzazione dei servizi di
protezione civile sul territorio dopo la soppressione delle tre unità
circondariali (Caianello, Cancello e Arnone, Santa Maria a Vico) istituite nel 2003. Sulla
questione la Provincia sta disponendo un piano di riordino complessivo le cui
linee guida mirano a recuperare i tre poli
circondariali con l’aggiunta di un ulteriore presidio a Piedimonte
Matese.
Ma quanto a personale, strutture e mezzi c’è poco da stare allegri. Anzi, grazie al cielo che non è venuta giù neppure una tegola. «Non abbiamo molti fondi - chiarisce Ricca - e dobbiamo fare i conti con le varie necessità del territorio: rischio sismico, rischio frane, rischio esondazioni del Volturno».