In mostra la mappa dei tesori nascosti: ospite Folco Quilici

 

LIDIA LUBERTO

 

Tesori nascosti, sotto gli occhi di tutti.

 

Così è in provincia di Caserta, dove in ogni angolo, in ogni strada c’è qualcosa da scoprire. Un patrimonio ancora da rivelare, insomma, perché sia opportunamente apprezzato e valorizzato. È quello che fanno, ormai da oltre un decennio, gli studiosi e i ricercatori della facoltà di Conservazione dei beni culturali della Seconda Università di Napoli.

 

Dieci anni di lavoro sul territorio e per il territorio, documentato in una mostra in corso nella sede della facoltà a Santa Maria Capua Vetere, presentata ieri, per la prima volta al pubblico, in occasione della «giornata-porte aperte», dedicata alle matricole.

 

Si tratta dell’esposizione di poster che sintetizzano le ricerche effettuate dai dottorandi della facoltà e che approfondiscono aspetti ancora poco conosciuti di Terra di Lavoro, offrendo chiavi di lettura spesso inedite delle emergenze storico-architettoniche di Caserta e della sua provincia.

 

Dal territorio di Calatia, alla pittura medievale nelle diocesi di Capua, Teano, CALVI Risorta e Sessa Aurunca e a quella del Cinquecento ad Aversa, agli affreschi tardo-gotici nell’alto Casertano, ai Monti Tifatini, i dottorandi hanno percorso in lungo e in largo la nostra provincia, attraversando a ritroso i secoli per ricostruire una mappa il più possibile completa del patrimonio casertano.

 

L’iniziativa rende conto, insomma, di quella che è l’attività di punta della facoltà e suggerisce possibili sbocchi occupazionali per i suoi laureati, mentre costituisce un inventario prezioso per gli enti e le amministrazioni locali che volessero, finalmente, cogliere nelle ricchezze del passato, occasioni di sviluppo e di crescita culturale, economica e sociale del territorio.

 

«Abbiamo voluto far coincidere l’inaugurazione della mostra con la giornata dedicata alle matricole per presentare ai nostri studenti gli esiti finali del percorso formativo che stanno per intraprendere - spiega la preside, Stefania Gigli Quilici - e non solo. Il nostro obiettivo è anche quello di far riflettere i nostri giovani sulla possibilità di conoscere e indagare il territorio e il suo patrimonio attraverso diversi itinerari di studio di comprensione».

 

In questa ottica si inserisce l’intervento, ieri sera in facoltà, di Folco Quilici che ha presentato il suo documentario «L’Impero di marmo». «Il film rigorosamente scientifico è costruito - ha spiegato lo stesso autore - intorno alla "pietra che riluce", protagonista di una avventura archeologica lunga duemila anni, dall’epoca della Roma imperiale ai nostri giorni. Un lavoro che riporta all’attenzione di tutti anche opere ormai dimenticate del territorio campano: molto del materiale documentario utilizzato è, infatti, tratto dagli archivi del Museo archeologico di Napoli».