Palazzo Spada dà ragione al sindaco di Calvi

 

GIUSEPPE BORRELLI

 

Calvi Risorta.

 

L’amministrazione comunale calena si aggiudica anche il secondo round della battaglia legale, intrapresa nelle scorse settimane prima dinanzi al Tar della Campania, poi al Consiglio di Stato da parte dei due ex consiglieri comunali di maggioranza, Casto Geremia e Massimo Taffuri.

 

Dopo la pronuncia del tribunale amministrativo regionale infatti, che respinse la richiesta di sospensiva dell’efficacia delle delibere del consiglio comunale caleno n.17 e n.18 del 17 maggio scorso con le quali i consiglieri in quota Nuovo Psi, vennero estromessi dalla carica, rispettivamente, di assessore e consigliere della Comunità montana Monte maggiore, ora anche il massimo organo nazionale di giustizia amministrativa ha espresso, lo scorso 7 ottobre, un suo primo orientamento circa la legittimità formale della delibera con la quale la maggioranza consiliare estromise i due esponenti politici dall’autorità montana.

 

I giudici del Consiglio di Stato hanno, infatti, statuito che gli atti compiuti dall’amministrazione comunale ricadevano nella sua sfera di discrezionalità politico-gestionale: dunque, secondo Palazzo Spada, nessuna violazione delle procedure.

 

Una seconda, e forse definitiva, pronuncia, quindi, che premia la maggioranza consiliare capeggiata dal sindaco Giacomo Zacchia, ma che al contempo sembra essere anch’essa prodromica rispetto alla sentenza finale - nel merito della questione - che dovrà essere emessa dal tribunale amministrativo regionale della Campania.

 

Visione del tribunale regionale, però, che era già stata espressa con chiarezza nelle motivazioni del primo rigetto, laddove era testualmente riportato: «L’atto impugnato - scrive il Tar - appare sorretto da una sufficiente giustificazione, non sindacabile nel merito in sede giurisdizionale».

 

Oltre ai due consiglieri, anche il terzo rappresentante caleno nell’organismo montano, Oreste Martino, lasciò l’incarico perché nominato, nel frattempo, assessore comunale e pertanto si rese necessario il «rimescolamento» dei consiglieri con la nomina di Nicola D’Onofrio, Antonio Fattore e dello stesso primo cittadino Zacchia.

 

«Non nutrivamo alcun dubbio circa la legittimità della procedura», commenta lo stesso primo cittadino che ha accolto favorevolmente la pronuncia dei giudici del Consiglio di Stato.