Intervista all’attore Francantonio
sul senso dell’attimo
Luigi
Sarto
Ketchup,
25 agosto 2005
Durante una gita a Napoli insieme, io e l’attore Francantonio, abbiamo avuto modo
di scambiarci idee sul teatro e sull’essere attore, partendo da una frase. Così
abbiamo deciso di realizzare, riferendoci alla suddetta frase, un’intervista
amichevole.
«Il potere si trova sempre nel presente… Ad ogni attimo stai
continuamente creando te stesso. Cambiando i tuoi pensieri cambi
il tuo destino, la tua direzione, le tue circostanze, il tuo ambiente. Non
dimenticarlo mai, il potere è nel “momento”!…»
Così recita un famoso detto indiano, invitandoci a cogliere sempre e ovunque
il valore e l’essenza dell’attimo. Ma per te, francantonio, in questo momento, di cosa è fatto l’attimo?
Gli eventi vengono da soli, a noi resta
il compito di saperli cogliere. Per me adesso l’attimo si chiama teatro. Una
realtà che da sempre inseguo e che da sempre coltivo
come mia passione. Ma finalmente da passione posso
affermare che il teatro è ora per me un vero e proprio lavoro, una professione.
Ho capito che vivere è un po’ come essere fermi in una
stazione ferroviaria, in attesa del proprio treno. Il treno
prima o poi arriva per tutti, allora è meglio farsi trovare pronti. E
soprattutto, una volta che si è saliti sul treno, la
cosa più difficile è continuare la corsa, non scendere per paura o farsi
buttare giù. Con ciò voglio dire che quando ci viene
data la possibilità, l’attimo, di trovare la nostra strada a noi resta l’arduo
compito di dimostrare chi siamo, lavorando duramente.
Visto che anche a me piace questa metafora della vita come un viaggio in
treno, ti chiedo: quali sono state le ultime stazioni
dove ti ha portato il treno del teatro?
L’esperienza appena conclusa riguarda
la mia partecipazione alla VII ed. del progetto “MUSEUM” di Renato Carpentieri
nella Certosa di San Martino. Per me questo è già il secondo anno - ed è un grande merito - in cui prendo parte a questo evento davvero
particolare, in cui le sale della Certosa si animano per un mese dando vita ad
una nuova forma di arte teatrale. Ma non vorrei omettere l’esperienza teatrale
al Mercadante che mi ha visto essere parte dello
spettacolo “La Tabernaria”, sempre con Renato
Carpentieri alla regia e, nel passato inverno attore per il progetto
“Pulcinella al Mercadante”, che anche questo inverno si ripeterà.
Renato Carpentieri è ormai un nome conosciuto dagli italiani, grazie anche
alla sua presenza come commissario di La Squadra su Raitre. Vorresti dirci cosa Renato rappresenta
per te?
Renato per me è al centro di una svolta, quella che mi ha
portato dall’essere un attore amatoriale ad essere un attore professionista, con tutto ciò che questo significa. Lui, con Serao, con Longone e il gruppo Liberascena ensamble sono i miei
veri maestri, per questo gliene sono grato, anche per avermi fatto fare
conoscenze importanti e significative nel campo
teatrale.
Attualmente cosa ti vede impegnato?
Sono in partenza per la Sicilia, precisamente Caltagirone dove insieme a Alvia Reale (Premio E.Duse
nel 1996) porto un lavoro di Renato Carpentieri scritto da Longone:
un omaggio a Viviani. Questo spettacolo è stato
presentato a Musuem 2005 e in seguito a Ercolano (Villa Campo Lieto),
alle Terme di Stabia e al monastero di Farfa (Rieti).
Nel tuo futuro prossimo cosa c’è?
Già da ora sto lavorando a tre diverse regie come produzione del
gruppo teatrale caleno ArtInsieme
e del laboratorio teatrale AriaIndefinita. Ma al di là di queste tre regie, il lavoro che al momento vede
impegnate maggiormente le mie energie è un monologo che sto scrivendo insieme
al poeta, amico, autore di testi musicali Luigi Sarto detto Jack. Spero che
questo monologo possa vedere le scene quanto prima.
Ti chiedo per concludere una tua personale
riflessione su che cosa vuol dire “essere attore”.
L’attore non è un mestiere, ma è un vero e proprio modo di vivere.
Fare l’attore non si riduce solo al momento delle prove o all’andare in scena,
c’è un lavoro continuo e costante che l’attore fa su stesso, per crescere sia
artisticamente che personalmente, eternamente teso verso una nuova dimensione. Concludendo, l’attore è una cosa che ti riempie la vita.