PUGNALA CARABINIERE, CONDANNATO 27ENNE

 

CALVI RISORTA

 

(Luisa Todisco)

 

 

E' stato condannato in primo grado a due anni e sei mesi di reclusione Nicandro Zona, il giovane tossicodi­pendente accusato di lesio­ni aggravate ai danni del comandante dei carabinieri della stazione locale Raf­faele Martucci. La sentenza è stata emessa ieri pomeriggio dopo diverse ore di camera di consiglio dal collegio pre­sieduto dalla dottoressa Luisa Toscano.

 

Ma prima della requisitoria effettuata dalla pubblica accusa e dell'arringa difensiva del­l'avvocato Carlo De Sta­vola, il giovane, di venti­sette anni, ha voluto essere nuovamente interrogato. Con grande difficoltà Zona ha voluto raccontare la sua versione dei fatti. Il giova­ne, infatti, soffre di una grossa difficoltà ad espri­mersi.

 

Quella sera del trentuno gennaio scorso il ventisettenne giunse dai carabinie­ri della stazione locale per­ché cercava la madre, che si era allontanata da casa da due giorni. Il ragazzo era, probabilmente, ancora assuefatto dall'alcool che aveva bevuto due ore prima di giungere in caserma. Quando i militari lo misero in attesa in una stanza, mentre la madre era effettivamente presso la stazione, lui cominciò a farsi del male con un col­tello: cercò di tagliarsi le vene e di provocarsi delle ferite al collo e alle brac­cia. Indispensabile il soc­corso dei carabinieri che cercarono di fermarlo lan­ciandogli una coperta addosso.

 

Il giovane ha con­fermato, ieri mattina in aula, che il ferimento del comandante Martucci fu occasionale, lui gli era alle spalle e il ventisette, anco­ra armato, nel divincolarsi lo pugnalò all'addome. Ma se il collegio ha condannato l'uomo per le lesioni provocate all'ufficiale del­l'ordine, allo stesso tempo ha respinto il capo "A" delle accuse: Nicandro Zona non dovrà rispondere del reato di tentata estor­sione ai danni della madre, ma solo per ciò che causò al militare che quella sera riuscì ugualmente a bloc­care il ragazzo, prima di essere ricoverato presso l'ospedale locale.

 

Il ragaz­zo, pregiudicato e già noto ai militari per le continue richieste di denaro fatte ai genitori e per aver aggredi­to tre giorni prima dell'ag­gressione avvenuta in caserma un medico del 118 mentre in un bar dava in escandescenza, in preda ad una crisi di astinenza, ha chiesto, però di essere rico­verato in una comunità per tossicodipendenti.

 

Non è escluso, dunque, che la difesa faccia richiesta al tribunale di immediato ricovero, visto che il gio­vane ha confermato anche di fronte ai giudici di esse­re dipendente non solo dall'uso degli alcolici, ma anche dalla cocaina, iniet­tata endovena. Una trage­dia che ha sconvolto tutti, in primis la madre del gio­vane che attonita assisteva alla sentenza del proprio figlio.