ELEZIONI PROVINCIALI:
UN FLOP ANNUNCIATO
Basilio Basile
Lo avevamo detto in tempi non sospetti, prima che la Gazzetta di Caserta oscurasse sia
Massimo Zona che il sottoscritto, colpevoli di avere scoperto e denunciato lo
sporco gioco di Cosentino, così lampante da balzare
agli occhi di tutti.
Vi ricordate di quell’articolo?
Fu uno degli ultimi che riuscimmo a pubblicare e che
qui alleghiamo per vostra opportuna memoria. Era intitolato:
CALVI
RISORTA: QUANDO LA POLITICA NON CONOSCE L’ETICA
Massimo Zona
Ogni volta, in tempo di elezioni,
avviene la corsa alla ricerca dei candidati ed ogni volta, immancabilmente, le
direzioni dei partiti si danno da fare per scegliere quelli che più danno
garanzie di riuscita a livello di raccolta di voti.
Fin qui, nulla di strano, ci mancherebbe altro. Una
competizione democratica si basa sulla scelta di quelli che, almeno
apparentemente, sono i migliori cavalli da far correre.
E’ quando la scelta va rarefacendosi, quando il lotto
delle concorrenti è assai alto, che non è possibile, materialmente, reperire sulla piazza elementi di spicco sufficienti.
Allora la fantasia si fa fervida e specie nelle piccole
cittadine inizia la caccia al parente del candidato che non si è potuto
assoldare alla propria causa.
Meglio se più stretto possibile, il massimo è contrapporre
il figlio al padre, il fratello al fratello, il cugino al cugino. Nulla è più
vietato e tutto è permesso, in nome della democrazia e in quello, inespresso ma
sempre presente, della voglia innata di esporsi in prima persona, dimostrando
così di esserci.
E poco importa se il risultato
elettorale sarà mortificante. L’esperienza, almeno una volta, va fatta, l’adrenalina va fatta correre, la ricerca
spasmodica del voto, selezionando amici, parenti, conoscenti, spesso mai visti
da mesi e mai frequentati da anni.
Il pudore passa in secondo piano e l’aspirante eletto
dell’ultima ora si costruisce un passato nuovo di zecca, fatto di impegno politico immacolato proprio perché mai espresso.
Solo che, finiti i cavalli, cominciano a correre prima i
ronzini e poi, immancabilmente, gli asini.
Provate a dissuadere questi nuovi adepti alla causa
politica, folgorati dall’ansia di rinnovamento meglio e più di San Paolo sulla
via di Damasco.
Guarderanno stupiti la vostra titubanza, tacceranno di invidia la vostra ritrosia a votarli, prenderanno per
ammirazione la vostra incredulità al loro gesto, invece di accorgersi
dell’avventatezza dello stesso.
Su questo fa leva chi tira i fili di questo gioco, i
vecchi politici di mestiere che calibrano come farmacisti i pesi da dare a
ciascuno, che decidono chi e come candidare a seconda di
chi decidono di far vincere, se questo o quel collegio.
In pratica si vestono da burattinai, abituati a manovrare
da sempre uomini e situazioni.
La cosa che sempre ci meraviglia, però, è come questo
gioco serva ancora a convincere anche marpioni vecchi
di politica, che si buttano nella mischia convinti che finalmente il partito ha
visto giusto, che si è accorto di loro, era ora, che finalmente ho la
possibilità di farmi valere.
Contro questo stato di cose sarebbe sufficiente, per
scompaginare i piani dei partiti e partitini che si
azzuffano per un voto, arrivare ad un accordo tra le varie anime politiche che animano una cittadina e decidere, insieme, chi delegare per
rappresentarle tutte. Qualcuno si è mai chiesto come mai il collegio di Sparanise non ha mai espresso un rappresentante
provinciale? Ma perché i partiti, per lo meno quelli
maggiori, hanno deciso che è meglio averlo da qualche altra parte, più vicino
ai propri interessi, appunto, di parte.
Solo a Calvi Risorta ci sono
cinque o forse sei candidati e uno in
ognuno degli immediati dintorni come Rocchetta e Croce e Giano Vetusto.
Se al posto di tutti questi nominativi
ci fosse l’accordo su un solo nome, questi piccoli tre paesi avrebbero già un
loro rappresentante alla provincia, se non due o tre.
E’ questa la mancanza di etica a
cui accennavamo: il subordinare il bene comune ai propri interessi particolari,
alle piccole vendette da consumare, ai condizionamenti del dovere esserci ad
ogni costo, all’importanza dell’apparire.
Dimenticando quello che dovrebbe essere alla base di ogni agire politico: quello di perseguire, in ogni modo,
anche a scapito del proprio io, il bene pubblico.
A quello seguì il mio articolo:
CALVI RISORTA: CRESCONO
I CANDIDATI, AUMENTA LO SCONCERTO
Solo ieri commentavano su questo giornale la facilità, o
meglio, la faciloneria con cui molti accettano di
misurarsi in campagne elettorali che anche ai più sprovveduti appaiono
nettamente superiori alle loro forze.
Cercavamo di spiegarci i motivi di tanto assurdo zelo, ma
non è facile farlo in quanto in questi atti traspare
veramente poca razionalità e prende il sopravvento l’istintività.
Certo, non in tutti.
Alcuni di loro, di cui è molto facile l’identificazione, partono dal presupposto preciso di correre unicamente per
danneggiare gli altri e qualcuno in particolare.
Non si spiega altrimenti il passaggio repentino da un
campo a quello esattamente opposto.
Evidentemente c’è un disegno preciso di muoversi in quella
direzione e c’è chi è abituato a sottomettersi agli ordini ricevuti senza stare
a guardare a niente, neanche alla propria dignità.
Qualcun altro ha una voglia
evidente più di rivalsa, che di rivincita. Le rivincite vanno chieste e combattute quando si
è avuto tempo e modo di riorganizzare le proprie truppe, andate disperse e
mortificate in una battaglia neanche troppo lontana nel tempo e ancora così viva sulla pelle di chi si è trovato, anche suo malgrado, a
vivere quella disfatta.
Richiederla oggi ha poco senso, se non quello di volersi
rifare senza pensare che i maggiori danneggiati sono solo gli elettori,
frastornati dalla ridda di proposte.
Abbiamo parlato finora della razionalità, sia pure
infondata e immotivata, di alcune scelte.
Altre
sono dettate da altri fattori, ma tutte traggono linfa dal proprio godimento
interiore di esserci, esserci comunque, a qualunque
costo, accada quel che accada.
E’ proprio questo costo che, a nostro sommesso avviso, non
è stato valutato.
A chi giova questa divisione? Chi ha interesse a mantenere
questa divisione?
Non ci vuole molto a capirlo. Da chi ha interesse che
l’alto casertano rimanga una colonia di altri territori, dove sia possibile installarvi
discariche, progettare megacentrali a turbogas, studiare piani di insediamenti
produttivi capaci di rovesciare sullo stesso milioni di metri cubi di cemento,
pensare ad aprire, in posti da natura ancora incontaminata, insediamenti di
nuove cave, dotare le nostre montagne di ripetitori mostri, che deturperanno il
paesaggio e la salute degli abitanti.
Questo è quanto si prepara per il nostro territorio e
molti candidati, anche inconsapevolmente, si stanno adoperando a tanto, con la
gioia di chi invece, con cruda consapevolezza, è portatore di tali interessi.
Che fare, allora?
Non è facile, ma bisogna tentare di farlo. Scegliete voi
chi deve essere il prescelto, ma fate convergere su di lui la vostra
preferenza. Scegliete quello che vi dà più garanzie per serietà, per coerenza,
per conoscenza, per risultati già raggiunti, per le effettive capacità di
raggiungerli di nuovo.
E non rammaricatevi se non voterete
l’amico, il conoscente, quello che vi è stato raccomandato.
Facendo di testa vostra, nella maniera più giusta che
riterrete, avrete in fondo fatto l’interesse anche e soprattutto di coloro che non avrete votato.
Eravamo stati facili profeti, come potete ben osservare,
ma il fatto non ci inorgoglisce: ci mortifica e ci
addolora proprio perché in questa cittadina mancano tutti i presupposti per
adottare una politica seria e concreta.
E non stupisce più di tanto che molti si siano prostrati al volere di quanti, in alto loco, hanno
puntato a distruggere quello che di bello si era costruito in questi anni.
Vedete, la logica del potere per
il potere è
spietata e tutti i mezzi sono buoni per praticarla.
Suo malgrado Giacomo Zacchia era
diventato il nemico da abbattere da parte di Cosentino,
che nelle elezioni comunali aveva appoggiato apertamente Caparco
e soci facendo rimediare una bruttissima figura alla rappresentante, per altro
di comunità divenuta alquanto sparuta, di Forza Italia.
Nelle elezioni provinciali, di fronte alla decisione dell’Udeur di candidare il sindaco di Calvi
Risorta al posto di quello di Rocchetta, ha assoldato nelle sue truppe
il sindaco escluso, rinverdendo oltretutto le speranze di un Caparco fiaccato dalla sonora sconfitta e ansioso di
prendersi improbabili rivincite.
Col solo risultato di trascinare nella propria personale
rovina anche tutti i candidati di Calvi Risorta,
privando la cittadina di un rappresentante alla Provincia.
Questa è la verità, per amara che sia.
Spiace solo che il tribuno berlusconiano, oggi
finalmente in disgrazia speriamo definitiva, sia riuscito
a convincere alcuni caleni doc
a schierarsi in pratica contro la loro cittadina, rincorrendo chissà quali
personalissimi sogni di gloria.
Bene diceva Massimo Zona al riguardo dell’etica della
politica, nell’articolo su riportato.
Bene dice Claudio De Lucia quando afferma che bisogna
ritrovare l’unità di intenti, a cui aggiungerei
“l’umiltà di intenti”.
Solo così sarà possibile risorgere e dare alla cittadina l’importanza e la dignità che merita.