Cilindri incendiari per distruggere i boschi

GIUSEPPE BORRELLI

Sono stati dei cilindri pirotecnici la probabile causa dell’incendio di vaste proporzioni che ha bruciato molti territori boschivi di Calvi Risorta, Rocchetta e Croce e Giano Vetusto per ben 4 giorni, da domenica 22 fino a tutta la giornata del 25, riducendo in cenere interi ettari di macchia mediterranea e lambendo i centri abitati di Rocchetta e Giano.

Le fiamme che hanno letteralmente flagellato i territori del Monte Maggiore, dunque, sarebbero state provocate da questi manufatti di forma cilindrica, i quali sprigionando delle scintille generano dei focolai in molteplici punti di una stessa area boschiva rendendo, così, al contempo, estremamente difficoltose e complicate le operazioni di spegnimento.

Il rinvenimento del cilindro incendiario, compiuto nel territorio di Giano Vetusto dagli agenti del corpo forestale dello Stato, è avvenuto per una coincidenza fortuita; è stato l’unico, infatti, che non avendo preso fuoco del tutto non ha attecchito sull’area boschiva circostante ed è quindi rimasto pressoché intatto.

Ora il reperto è stato inviato al Centro Nazionale Ricerche di Padova, per compiere delle dettagliate analisi sia sul funzionamento che sull’eventuale presenza di tracce che possano ricondurre alla persona che lo ha confezionato.

La paventata possibilità che gli incendi che si verificano nell’agro caleno siano di natura dolosa apre degli scenari inquietanti anche sull’incendio che si è sviluppato nella giornata di venerdi a Calvi Risorta, sulle pendici della collina dove è situato il santuario della Piccola Lourdes.