Scacco matto ai ladri della storia: Recuperati dai carabinieri 750 reperti archeologici


f.m.


Il Mattino, 10 marzo 2004

DENUNCIATI 17 TOMBAROLI, RICETTATORI E PRIVATI

Due preziosi sarcofagi, artisticamente decorati, una macina in trachite, di epoca romana, basamenti in marmo, capitelli, lucerne e figurine in terracotta, anelli, monili, fregi e monete in vario metallo. Un tesoro della storia, insomma, recuperato dai carabinieri dello speciale nucleo per la tutela del patrimonio culturale di Napoli (guidato dal tenente Lorenzo Marinaccio) in diverse zone del Casertano, di Melito Irpino, Napoli e, soprattutto, Pozzuoli e zona flegrea. Scacco matto ad una intera banda di tombaroli, ricettatori, collezionisti privati.

Denunziate 17 persone, ma l’operazione - denominata «antica Cales» - riserverà altre sorprese nelle prossime settimane. I carabinieri, infatti, sono alla ricerca di altri importanti protagonisti di un giro internazionale, che dalla Campania operava in collegamento con mercanti di Svizzera, Germania, Giappone, Stati Uniti, Australia.

Particolarmente interessanti ventidue reperti del primo e secondo secolo dopo Cristo, in marmo e terracotta, provenienti da antiche officine puteolane e commissionate dalla famiglia imperiale per fregiare il vicino, lussuoso palazzo dei Cesari, a Baia.

Complessivamente, nel corso di quindici intensi mesi di attività investigativa, con il contributo delle sezioni territoriali dell’Arma, sono stati 750 i reperti archeologici recuperati. Tra le opere tornate in salvo (e consegnate alle Soprintendenze delle diverse province) 22 frammenti in marmo e terracotta risalenti al I e II secolo dopo Cristo, alcune bellissime opere sottratte dall'area archeologica di Calvi Risorta, in provincia di Caserta, un anello circolare in travertino bianco, rubato dagli scavi di Pompei, un sarcofago in pietra calcarea di epoca romana proveniente dallo scavo archeologico di Sessa Aurunca, un secondo sarcofago elegantemente fregiato in marmo, ritrovato in un’abitazione privata di Pozzuoli.

La maggior parte dei beni recuperati si trovava ormai al sicuro, nelle ville private di imprenditori o professionisti appassionati di archeologia, come ad esempio le artistiche figure in marmo e terracotta, risalenti al I e II secolo dopo Cristo, trovati in un’abitazione di Bacoli (non sono stati comunicati, dai militi, i nomi e le generalità dei responsabili, tombaroli, ricettatori, collezionisti privati). Uno dei pezzi più belli, un capitello usato come tavolino nel salotto dell’abitazione privata di professionisti, a Pozzuoli, è stato recuperato grazie a una foto e allo spirito di osservazione di un carabiniere.

Al momento della perquisizione, infatti, la padrona di casa sospettata ha chiesto ai militari di poter cambiarsi, trovandosi in pigiama e vestaglia. Un pretesto per avvolgere un magnifico capitello romano in alcune coperte e nasconderlo sotto un letto. Tutto inutile, perchè un carabiniere ha notato il reperto nella foto di famiglia in bella mostra nel salotto, e dopo una rapida perquisizione è riuscito a localizzarlo. Un altro capitello, nella stessa casa, era sistemato sul camino. I proprietari sono stati denunciati per ricettazione.

«Abbiamo ritrovato opere di grande pregio artistico, realizzate con marmo di ottima qualità», ha spiegato l’archeologo Paolo Caputo, responsabile della zona di Cuma per la Soprintendenza di Napoli e Caserta. Riemerge il problema della tutela e della valorizzazione delle nostre aree archeologiche. Le Soprintendenze, purtroppo, non hanno le risorse necessarie per procedere a campagne sistematiche di scavi, per potenziare i musei e assicurare maggiore protezione ad un patrimonio storico praticamente sconfinato.

 

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